RESIDUI (EXTRACT)
QUADRO V
La Gibbosa è calante: ci si apre agli altri con un dono
È tutto sciolto ora, è tutto miele.
S cerca di capire cosa può fare per K e viceversa.
K: Mi dissero che se un giorno non ti avessi trovato più, sarebbe bastato il corpo.
S: Vuoi contare le estasi con me?
K: Attraverso il corpo?
S: Attraverso il corpo.
K: C’è chi dice che il corpo è tempio.
S: C’è chi ne fa bandiera.
K: O chi lo viviseziona per inorridire stupire.
S: Chi lo brama come un figlio e chi lo rifiuta nel torpore.
Rumore di un vuoto che si apre
CORO:
È tutta una questione di lasciarsi sfuggire, rimanere intrisi e inermi, mobili e permeati.
Condivisi e ispirati da ogni fresco pezzo losco osso.
Le labbra sono solo lo scoglio dove si infrange l’onda.
Sono sigilli delle scelte di ogni giorno.
Sono la finezza di un amore che prende forma,
(ogni giorno)
in questo corpo materia disarmante
per coloro che vedono colonne gialle sotto di sé.
(E io ti bacio ti bacio fino e oltre l’orizzonte)
La pancia è sottile e si fa pietra se la lasci sola e tradita.
Ci vogliono vite e vite di ritorni e ritrovi,
datteri amari da lasciare al davanzale,
da finire e dire basta
per non lasciare il perdono inespresso.
Ma io vado avanti.
Io lecco e sbrano perché così so accudire.
Custodire.
L’amore che ho scelto e scelgo.
Di cui mi prendo cura
In una gravidanza responsabile e infinita di grazia
io ti sono accanto,
perché così,
al cielo,
e il trauma non esiste,
so mormorare.