LA NUDITÀ CHE BRUCIA

17 Giugno 2025 | Scritti notturni 

Siamo così tanto esposti alla metafora del diamante incastonato in una pietra grezza che spesso ci dimentichiamo del diamante e ci identifichiamo solo nella pietra.
Non è errata l’immagine - anche perché, se vogliamo, nulla è errato - ma è di certo controproducente l’effetto che genera in noi. E qual’è questo effetto? Qual’è l’idea, la credenza, il dogma che genera? Che devi rompere, distruggere, toglierti di dosso e di mezzo, e il più velocemente possibile, o morirai senza essere arrivato al diamante.
Ma se ci pensi bene, la vita non è un ghiacciolo da far sciogliere al sole mentre tieni saldo lo stecchino per paura che cada, mentre tu non ti sei gustato nulla e ti ritrovi solo con una mano gocciolante e stanca.

No. La vita è “e… e…”.

La vita è questione di aggiungere, aumentare, trasformare.

Così quando noti che un effetto è sbagliato e genera qualcosa di distorto in te, allora compensalo e fai il contrario: fallo però!
Prendi un sasso o una roccia, ancor meglio se del marmo, qualcosa di tosto, e attorno adornalo con del merletto o qualcosa di soffice e colorato.
Che effetto ti fa? E se fossi anche tu fatto così? E se fossi sia il merletto che la pietra? … e se dentro la pietra ci fosse quel diamante?
E se ti dicessi che tu sei tutti e tre? Non solo diamante o pietra o merletto: se ti dicessi (non io a te, ma tu a te stesso) che sei quella trinità - se non forse altro in più…

C’è chi direbbe di ignorare e guardare altrove; chi invece di capire e comprendere il perché di quella rabbia, di quel rifiuto, di quell’abbandono, mancanza, dolore o tormento. Io oggi ti suggerisco di spostarti e stare, solo stare, nel sentire e senza giudizio.
Alla fine abbiamo tutti dei cuori semplici e fragili.
Tutti con le stesse vulnerabilità e difficoltà, e tutti con lo stesso Amore che ricerchiamo. E che abbiamo, sia da ricevere che da donare. Anche se non ci sentiamo mai degni fino in fondo.

E ora un’altra domanda:
Cosa se ne fa una fanciulla, di una sfinge e di un cristo?
Lui dai palmi otturati e lei dalle dita nere, mentre fanno da arco su un fiume di zattere umane?

È un lungo tempo che ricerco e incarno e a volte inganno pezzi di me, ma nel giorno dello specchio posso dire di aver finalmente sentito la mia corona, il mio regno e il mio potere. Se non tutto il mio potenziale, posso dire che ho sentito il massimo di ciò che potevo. E qui parlo di sentire perché la vista mi è stata oscurata. Il giorno dello specchio mi è stato detto: vai e brucia tutto. Brucia tutto. Compensa, fai il contrario. Vuoi vedere? Apriti all’inaspettato e tu brucia!

Cosa se ne fa una fanciulla di una sfinge e di un cristo?
Nulla. Ci danza in mezzo. Nella leggerezza di non avere alcuna responsabilità per loro, i due simboli antichi, mostri sacri dalle corone d’oro. Tra gli archi lei danza, brucia tutto e ci danza in mezzo, nuda.

È la nudità che brucia. Nessuno sforzo, nessuna ragione, nessuna vergogna o malizia. Nessuna identificazione. Solo uno spostarsi continuamente e continuamente stare. Nell’essere merletto, pietra e diamante, è spostarsi e stare, nudi, senza vedere, solo qui ora e per sempre essere, nudi a bruciare.

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DONNA ROSSA LIBELLULA